Si parva licet componere magnis
Un particolare ringraziamento ai miei figli, senza il cui contributo il tabù di quelli che erano ormai diventati i “Diari del nonno” non sarebbe mai stato infranto.
IL CONTESTO
Nel corso della trascrizione dei diari del papà (altre volte citati come “Diari di Dante”, titolo più vicino alla terminologia originale del papà, che però aveva usato il singolare per il suo titolo) e nella predisposizione del libro pubblicato con il titolo e la copertina riportati qui a fianco, frequenti sono state l’esigenza e la curiosità di approfondire i fatti narrati e di contestualizzarli nella “grande storia”.
Questa attività di ricerca ha ben presto travalicato i limiti ipotizzati e si è ben presto tramutata in una grande onda che, nel suo impetuoso scendere a valle, si divideva in percorsi laterali, fino a spargersi in mille rivoli, alcuni dei quali, dopo un lungo e tortuoso percorso, si aprivano a nuove ed inesplorate distese.
In aggiunta ai principali testi storici disponibili sulla Seconda guerra mondiale, sono emerse decine di pubblicazioni, saggi e documenti di ogni genere, ricercati con ostinata determinazione ed ottenuti, talora, raschiando i più annidati strati dei motori di ricerca, all’inseguimento di uno spunto, di un collegamento, di un indizio, che hanno talora portato a sorprendenti approfondimenti ai contenuti dei diari.
Strettamente legati agli eventi narrati dal papà, ho trovato, in particolare, due libri di memorie, lasciate da Sergio Quaglino e da Luciano Scalone, entrambi in forza allo stesso reggimento del papà.
Il primo è stato un ufficiale che ha scritto un libro di assoluta valenza storica, descrivendo esso fatti, luoghi e persone, coniugati in un perfetto equilibrio tra la passione determinata dagli eventi ed il manifestarsi di questi nel loro contesto storico-militare. La sua posizione di responsabile amministrativo del reggimento, quindi molto vicina al comando, gli ha consentito di fornire una testimonianza informata e consapevole dei fatti.
Il secondo è stato un semplice ragazzo del Sud, strappato dai campi e gettato nella tragedia, che ha, molto tardi, concretizzato, il bisogno e realizzato il forte desiderio di raccontare la sua storia drammatica, con sincerità di sentimento e semplicità di linguaggio.
I due scritti forniscono, specialmente il primo per il qualificato livello di competenza, ma anche di scrittura, interessanti spunti di completamento e raffronto sugli avvenimenti accaduti (entrambi i testi sono citati in alcune note a compendio del testo), ciascuno dal proprio punto di osservazione, gli stessi eventi vissuti e narrati da Dante, fornendo ad essi interessanti spunti di confronto e utili elementi di integrazione e contesto.
Tutto questo materiale di contesto costituisce però un boccone divulgativo troppo ghiotto per confinarlo alla sola soddisfazione della mia curiosità, una fatica troppo appassionata per non condividerne gli esiti, uno strumento indispensabile per intendere ogni fatto narrato e per inquadrarlo nello spazio e nel tempo, una vetrina inaspettata per portare allo scoperto vicende di grande valore storico e umano, rimaste nascoste all’ombra dei grandi eventi dei libri.
Ho pensato così di riadattare la gran parte del materiale, assemblarlo con riferimento cronologico a ciascuno dei capitoli del racconto e di pubblicarlo in questa pagina dedicata del sito.
Ciò dovrebbe consentire una migliore contestualizzazione di ogni vicenda narrata dal papà al fronte nell’ambito della grande storia e delle decisioni politiche che questa hanno disegnato, oltre che offrire la possibilità di aggiornamento e la migliore visualizzazione delle immagini (ne sarebbe consigliabile, allo scopo, la consultazione in simultanea con ogni singolo capitolo dei Diari).
IL TITOLO DEL LIBRO
Per i soldati al fronte, l’arrivo e l’invio della posta erano momenti di gioia, anche nei frangenti più drammatici e sconsolati. Il papà ne reca una testimonianza forte e assidua. Con le lettere riusciva a tenersi in contatto con le persone care e con il mondo “normale”, dal quale era stato strappato e che sperava un giorno di ritrovare. Per lunghi periodi, la lettura e la scrittura di lettere e cartoline, in quegli avamposti sperduti, erano l’unico sollievo tra fatica, paura, freddo, sangue, anche se l’attesa della posta costituiva un tormentoso appuntamento quotidiano.
Il papà timbra spesso le delusioni della posta che non arriva con un curioso e reiterato commento, con il quale ho pensato di dare il titolo a questo suo Diario di Guerra. Tre anni di paura, di dolore e di morte, ma anche di onore e di gloria, narrati sullo sfondo di un incondizionato tributo di fedeltà alle istituzioni e nell’illusione collettiva e individuale di una vittoria possibile solo nella retorica dei bollettini di guerra.
CREMISI
Il colore cremisi, utilizzato in questa ed in altre pagine dedicate a mio padre, è distintivo dei Bersaglieri e compariva già nelle mostreggiature e filettature della prima giubba di panno azzurro-nero della truppa, e nelle spalline, colletto, bande e manopole degli ufficiali. Oggi è ancora formalmente conservato, dopo diverse variazioni di tonalità subite nella sua lunga storia, nelle fiamme a due punte indossate sul colletto (fiamme cremisi).
Foto: http://www.regioesercito.it
Foto: copertina del libro di G. Oliva (op. cit.)
Nella foto il "ponticello dei bersaglieri" (dal libro di Quaglino)
Nella foto la tomba del colonnello Scognamiglio a Coriza. (dal fascicolo in sua memoria)
Foto: dal libro di E. Aga Rossi (op. cit.)
Nella foto la chiesa di Zenevredo
Foto: dal libro di Scalone
Foto: Istituto Luce
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BIBLIOGRAFIA
SITOGRAFIA
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Si ringrazia Francesco Gola per la gentile disponibilità alla concessione delle immagini della Galleria: “C’era una volta Stradella”