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I DIARI DI DANTE

QUADERNO III
Periodo narrato compreso tra l’aprile 1941 e il giugno 1942

CONTESTO ED APPROFONDIMENTI

12

Capitolo 12 - ATENE!

Giorno 22 aprile, arriva il caffè, mi prendo due gavette e vado vicino alle marmitte, arriva il tenente e a chi sembrava lui, marcava: «Tu, tu, Tizio, Caio, Sempronio: prendete il caffè e preparatevi tutta la roba, ché fra mezz’ora andremo sulla strada e poi sapremo cosa dovremo fare». In quattro e quattr’otto a posto, un salto a sciacquarci la faccia e siamo pronti: adunata e si parte. Dopo un duecento metri ci fermiamo fuori dalla strada ad aspettare: se ne sentivano di tutte le sorti, ma di sicuro non sapevamo niente; solo ci rattristavamo per il posto dove ci trovavamo, proprio al municipio di Erseke, dove il giorno 18 tanti compagni tornarono qui feriti. Coraggio, speriamo che tutto sia passato! Intanto mi decisi a scrivere una cartolina alla sorella Rosa, che non avrà altro desiderio di sapere come mi trovo: passò un portaordini dei bersaglieri, consegnai la cartolina e lui mi assicurò che dopo dieci minuti sarebbe stata imbucata. Arrivò un motocarrello che ci portò della Chiarizia ed intanto si era ormai certi che lì aspettavamo l’autocolonna che ci avrebbe portato a Corizza e che poi si doveva partire per Atene. Giungono gli autocarri, si sale sopra e si parte; durante il viaggio tutti guardavamo di qua e di là, ognuno pensava a quel punto e a quel posto e si rammentava tutto il passato dei giorni disagiosi della guerra. Siamo a Corizza, scendiamo e ci mettono a dormire dentro ai capannoni. Come è ormai nostra abitudine, dove andiamo c’è da pulire: con pazienza e coraggio si fa pulizia, poi ci mettiamo a posto la nostra roba e non si attendeva altro che l’ora della libera uscita per andare a spendere un po’ di lek. Esco con l’amico Ansaldi, andiamo qua, andiamo là e in poco tempo più di 100 lek a testa erano spariti. Cosa avevamo preso? Due bottiglie di moscato, un po’ di paste è pochissimo di altro: va bene, non importa, la nostra idea era questa e dunque non bisogna essere pentiti. Viene l’ora per rientrare e ci incamminiamo allegri: andiamo di qua andiamo, andiamo di là, ma non siamo sulla strada giusta; infine, dopo tanto girare, ci siamo trovati nella caserma senza accorgercene e andiamo a dormire…

Tabella dei Contenuti

12.1 - Il viaggio premio e della fame

Non ci sono contenuti di contesto significativi da porre a supporto del Capitolo 12: è un viaggio in camion, non si combatte, non si muore. Ma è comunque l’occasione per rimarcare la scellerata organizzazione logistica con la quale si è affrontata la guerra.

Si tratta di un viaggio premio, benché finalizzato alla sfilata di Atene, celebrativa della vittoria sui greci. Ebbene, il papà, come si legge nel breve estratto di diario sottostante, racconta della fame patita lungo quell’interminabile e scomodo tragitto: non più cannonate, non più mortai, non più sentieri impraticabili: eppure i bersaglieri restano ancora giorni senza rancio, dopo la fame patita tra le cannnonate e la neve su Kalase e dintorni.

Fame a parte, l’occasione, riprendendo una nota a corredo del testo,  è anche per aggiungere un elemento di giudizio sulle capacità organizzative dei nostri gestori della guerra. Dunque c’è la sfilata e i soldati devono quindi sfilare marciando o, se bersaglieri, correndo. Ma i tedeschi marceranno al consueto passo dell’oca e quindi arriva da Roma l’ordine che anche i nostri dovranno farlo. All’aeroporto di Coriza,  infatti, prima della partenza, mentre i bersaglieri provano con distaccata memoria le solite corse dietro la fanfara, il resto dei soldati destinati alla sfilata subiscono allo sfinimento ore ed ore di addestramento in tal senso. Ma senza risultati apprezzabili. Così, poichè non è proponibile che a sfilare siano solo i tedeschi e noi no, né che essi lo vogliano fare a passo normale, e dato che il nostro permaloso comando non accetta che a farlo siano solo i bersaglieri (cosa che esteticamente avrebbe anche sopravanzato gli altezzosi alleati), si ripiega, dopo cotanto faticoso viaggio, su una misera passerella di camion per un viale di Atene.

Meno male che, almeno, le bellezze di Atene e il pesce fritto sulla spiaggia..

“Raccontare la fame che abbiamo fatto durante quel viaggio è incredibile. Per fortuna che buona parte dei campi greci erano pieni di cipolle, anche se non tutte le volte che la colonna si fermava ce li trovavamo di fianco. Ma qualche volta capitava e allora giù a fare la provvista, poi via cipolle e galletta!  […] Per un buon numero di chilometri si costeggia il mare, quanto mai bello. La giornata era calda e si vedevano di tanto in tanto accampamenti di truppe germaniche, tutti i liberi dal loro servizio, tutti in mutandine, tanti a fare il bagno: altro che essere alle armi, erano in villeggiatura!”

12.2 - Galleria

La copertina dell'Annuale di commerazione del primo anno di guerra.
I bersaglieri del 4° reggimento ad Atene. (da "Una guerra a parte. I militari italiani nei Balcani 1940-1945", di Elena Aga-Rossi e Maria Teresa Giusti. - Il Mulino, 2017)
Sul Corriere il titolo che celebra la resa dei greci.
Il percorso verso Atene. Le indicazioni di Google si riferiscono ad un viaggio odierno. I nostri ci misero sei giorni. Quaglino racconta di una sosta a Volo, che risulterebbe fuori dal corretto tracciato (al centro della mappa). Forse una opportunità di accantonamento.
Secondo il racconto di Scalone, questo sarebbe stato il percorso fatto al ritorno da Atene. Dante e Quaglino non vi fanno cenno. I bersaglieri sarebbero poi stati trasportati fino a Perrenjes, per ricongiurgersi col resto del reggimento.
Due immagini dal libro di Sergio Quaglino.