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Si parva licet componere magnis
È impossibile esprimere un’opinione richiesta allo stesso livello di semplificazione al quale essa viene espressa. Occorre partire da lontano e, dopo averci pensato un po’, cominciare dall’inizio e ampliare la visione. - In questo articolo, sull'abbrivio fornito dall'esplodere del "Caso Lautaro", si cercherà di scomporre e analizzare il concetto di bestemmia in diversi contesti, da quello istintivo a quello filosofico, fino al suo utilizzo nello sport e nella critica sociale. - La bestemmia, lungi dall'essere solo un'espressione volgare, è un fenomeno culturale, filosofico e sociale. Dal riflesso istintivo alla ribellione consapevole, essa si intreccia con la storia umana e con la tensione tra razionalità e dogma. - Erasmo da Rotterdam e l’Elogio della Follia: la Follia e la Bestemmia si somigliano perché entrambe svelano le ipocrisie della società. - Bestemmia e potere: perseguitata più per motivi politici che religiosi, perché chi bestemmia sfida indirettamente l’ordine costituito.
Squadre di analisti, investigatori ed esperti di lettura labiale stanno con determinazione persecutoria esaminando un video con presunta bestemmia: INQUISIZIONE PURA APPLICATA AL GIOCO DEL CALCIO! Il Dio con la maiuscola cui credono è in ben altre faccende affaccendato. In questo momento potrebbe trovarsi a 3000 anni luce da noi per per salvare da un meteorite con buco nero incorporato un esopianeta simile alla Terra, il KOI-456.04, individuato grazie a Kepler, che orbita attorno a una stella paragonabile al nostro Sole.
1 – L’Elogio della Follia e l’Elogio della Bestemmia
Nel suo Elogio della Follia (1511), Erasmo da Rotterdam ribalta le convenzioni sociali e celebra la pazzia come una forza necessaria al mondo. Se la follia può essere rivalutata e persino elogiata, perché non potrebbe esserlo anche la bestemmia? Perché alcuni concetti vengono automaticamente considerati sacri e intoccabili, mentre altri, di pari impatto nella vita umana, vengono dileggiati o ritenuti irrazionali? In questo articolo, cercheremo di scomporre e analizzare il concetto di bestemmia in diversi contesti, da quello istintivo a quello filosofico, fino al suo utilizzo nello sport e nella critica sociale.
Nell’opera satirica la Follia stessa prende la parola e si autocelebra, mostrando come il mondo, in realtà, funzioni proprio grazie a lei. In sintesi vi si sostiene:
La Follia è onnipresente – Tutte le sfere della vita (politica, religione, amore, amicizia) sono governate più dalla follia che dalla ragione.
Gli uomini sono felici perché illusi – La felicità è spesso il risultato di autoinganni e credenze irrazionali. Senza illusioni, la vita sarebbe insopportabile.
La religione e l’ipocrisia – Erasmo critica la Chiesa e il clero, sottolineando come la fede popolare si basi più su rituali e credenze assurde che sulla spiritualità autentica.
La sapienza non porta alla felicità – I filosofi e gli uomini troppo razionali vivono infelici, mentre gli ignoranti, i sognatori e i semplici di spirito godono della vita.
La Follia come fonte di libertà – Chi è considerato folle è spesso più libero di chi si conforma ai dogmi della società.
Erasmo dimostra che spesso sono proprio le idee ripudiate e i comportamenti considerati “folli” a rivelare le ipocrisie della società. Allo stesso modo, la bestemmia può essere vista come un atto di ribellione contro il conformismo religioso e sociale, proprio come la follia esaltata da Erasmo.
Se la follia è lo specchio che mostra il vero volto della società, la bestemmia può essere lo strumento che smaschera l’ipocrisia di chi impone dogmi e tabù senza mai metterli in discussione.
Sicuramente trova diverse applicazioni pratiche, che al netto delle credenze religiose e al di fuori del mondo confessionale
Bestemmia nel Mondo: Come Viene Percepita?
Il concetto di bestemmia varia notevolmente da paese a paese, riflettendo il diverso rapporto tra società e religione:
🇫🇷 Francia – Con una forte tradizione laica, la bestemmia non è reato dal 1791. Tuttavia, l’offesa a una comunità religiosa può essere perseguita come incitamento all’odio.
🇬🇧 Regno Unito – La legge sulla blasfemia è stata abolita nel 2008, e oggi nessuno può essere condannato per aver insultato Dio o i santi. Tuttavia, nel mondo del calcio, espressioni volgari rivolte agli arbitri o ai tifosi possono portare a sanzioni disciplinari.
🇪🇸 Spagna – Sebbene la bestemmia non sia più un reato, esiste una forte influenza della Chiesa Cattolica nella cultura. In campo sportivo, bestemmiare è considerato maleducazione, ma raramente si traduce in sanzioni ufficiali.
🇺🇸 Stati Uniti – Non esistono leggi contro la bestemmia a livello federale, ma alcune comunità conservatrici la stigmatizzano fortemente. Nel mondo dello sport, dipende dallo stato e dalla lega: l’NBA, ad esempio, multa i giocatori per il linguaggio scurrile.
🇦🇺 Australia – La bestemmia è socialmente accettata in molti contesti informali, ma può portare a sanzioni in sport regolamentati, soprattutto se viene percepita come comportamento antisportivo.
🇮🇷 Iran – In un contesto teocratico come quello iraniano, la bestemmia è un reato gravissimo, punito con il carcere o persino la pena di morte. Nessuna tolleranza, neppure negli stadi.
🇮🇹 Italia – Caso unico in Europa: la bestemmia è sanzionata sia nel codice penale (se in luogo pubblico) sia nel regolamento sportivo. Un paradosso in un paese dove la Chiesa ha perso influenza nella vita politica, ma conserva il suo peso nella cultura quotidiana.
Questa panoramica dimostra come la bestemmia sia più un problema culturale che giuridico: in alcuni paesi è vista come una semplice espressione colorita, in altri come un atto sacrilego.
E nel calcio, ancora una volta, le regole sembrano applicarsi solo a senso unico…
“L’Anatema del Ribelle” – Olio su tela di Emilien Gautiers (1592) Un uomo con lo sguardo fiero e il braccio sollevato sfida una folla di religiosi perplessi. L’opera, dal chiaro influsso impressionista, enfatizza il contrasto tra il fanatismo e la ribellione isolata del pensiero critico. |
2 – La Bestemmia come Riflesso Condizionato
Il turpiloquio e la bestemmia possono spesso essere reazioni istintive, riflessi condizionati generati da dolore improvviso, sorpresa o tensione estrema. Un’iniezione dolorosa, una scena raccapricciante, un’ingiustizia vissuta: sono tutti esempi di situazioni in cui la mente umana cerca uno sfogo immediato, attingendo a espressioni forti e radicate nel linguaggio. Mi è capitato di sperimentarlo sulla mia pelle: un’infiltrazione alla caviglia, il dolore inatteso, improvviso e insopportabile mi ha strappato un’imprecazione spontanea. Ma mi ha aiutato. L’ortopedico ha detto che ci era abituato e credo che nessuna divinità si sia risentita.
Nell’ambito sportivo, questo meccanismo diventa ancora più evidente. La tensione, l’acido lattico accumulato, la concentrazione assoluta possono portare a esplosioni verbali istintive, come avviene per reati ben più gravi che ricevono comunque attenuanti e comprensione. Eppure, mentre per reati ben più gravi si trovano attenuanti e giustificazioni, un’esclamazione dettata dalla sofferenza, fisica o morale, viene invece stigmatizzata senza appello. Il turpiloquio e la bestemmia possono spesso essere reazioni istintive, riflessi condizionati generati da dolore improvviso, sorpresa o tensione estrema.
“Devozione e rabbia” – Vetrata policroma di Theodor Birkmann (1608) Raffigurazione stilizzata di un grande rito religioso, con metà della folla inginocchiata in preghiera e metà che, con espressioni colme di disperazione e rabbia, si leva in segno di protesta. |
3 – La Bestemmia di Reazione
Spesso, la bestemmia nasce come risposta emotiva a un’ingiustizia percepita. Un credente che ha dedicato anni alla preghiera e che si trova improvvisamente colpito da una disgrazia può reagire non con la rassegnazione, ma con la rabbia. Se Dio è giusto, perché non ha ascoltato le suppliche? Da qui la bestemmia, non come oltraggio, ma come atto di delusione e ribellione consapevole. Pensiamo a una persona di fede, che ha pregato a lungo per la guarigione propria o di un figlio. Dopo preghiere inascoltate e straziato dal dolore, potrebbe rivolgersi contro quel Dio in cui aveva riposto fiducia e dal quale si sente abbandonato. Il suo sentimento non è diverso da chi si sente tradito in un rapporto personale e reagisce con rabbia. In questo senso, la bestemmia diventa un atto di disperazione, un giudizio su una divinità che viene considerata assente o ingiusta.
4 – La Bestemmia Riparatrice
C’è un episodio che mi segnò profondamente e che fu una svolta nel mio modo di pensare. Il giorno dell’esame di matematica per la licenza media, un mio compagno era con me sul tram, accompagnato da sua madre. Scendemmo tutti e tre alla fermata della scuola, ma loro si diressero nella direzione opposta alla mia: “Andiamo un attimo in chiesa ad accendere una candela e a pregare perché Dio aiuti Mario, perché in matematica non è troppo bravo!”.
Io, che avevo studiato duramente come tanti altri, restai scioccato da quell’idea: possibile che un intervento divino potesse annullare la fatica dello studio? La mia reazione fu un moto di ribellione interiore: bestemmiare non era solo un’imprecazione, ma un rifiuto dell’ingiustizia implicita in quella richiesta. Perché mai Dio avrebbe dovuto favorire qualcuno a discapito di altri? Fu in quel momento che compresi la bestemmia come reazione all’assurdità delle convenzioni religiose.
5 – La Bestemmia Domestica
A questo punto, un interrogativo interessante: se bestemmio, sto realmente offendendo la divinità di qualcun altro? Se mi rivolgo a un “mio” dio, personale e privato, un altro credente può davvero sentirsi offeso? Nel mondo esistono centinaia di religioni, ciascuna con il proprio pantheon, i propri dogmi e le proprie sensibilità. Dunque, perché una bestemmia pronunciata da un giapponese contro la propria divinità dovrebbe infastidire un ebreo? L’assurdità di questa pretesa mette in luce la tendenza umana a difendere dogmi personali senza tenere conto della pluralità di pensiero.
6 – La Bestemmia Discriminatoria
La bestemmia può essere usata come provocazione, come espressione di disprezzo verso chi esibisce pratiche religiose che appaiono ridicole o prevaricatrici. In questo caso, la bestemmia non è solo un’espressione di rabbia, ma diventa una forma di protesta e di emarginazione contro chi subisce senza esprimere un proprio giudizio critico e razionale il potere che la religione esercita nella società. Non si bestemmia per distruggere un’idea astratta, ma per combattere la pretesa di imporre credenze irrazionali nel dibattito pubblico e la mentalità che quel poter alimenta.
Come può un singolo individuo, tra miliardi di esseri umani, in un minuscolo pianeta disperso nell’universo, pensare di poter influenzare il cosmo con una preghiera? Il concetto stesso di supplica divina appare irrisorio se si pensa alla vastità dell’universo. Eppure, continuiamo a credere che Dio possa essere interessato a piccole richieste personali, come la vittoria della propria squadra del cuore o il superamento di un esame.
“Schiavi di Dio” – Studio per un dipinto di Alphonse Millet (1475) Una folla di poveri si accalca sotto un cielo oscuro: alcuni pregano con occhi colmi di speranza, altri gridano al cielo, bestemmiando un dio silenzioso. La tecnica impressionista sfuma i contorni, lasciando emergere l’emotività dei soggetti. |
7 – La Bestemmia come Sfida all’Ordine Costituito
Storicamente, la bestemmia è stata perseguitata più per motivi politici che per reale offesa al divino. I governi teocratici hanno sempre temuto che l’atto di bestemmiarsi contro Dio potesse trasformarsi in un rifiuto dell’autorità religiosa e, di conseguenza, del potere politico stesso.
Le rivoluzioni, infatti, sono sempre nate dal rifiuto di un potere imposto dall’alto. Se un popolo può bestemmiare il proprio Dio senza temere ripercussioni, può anche ribellarsi al re, al papa o al dittatore. Ecco perché la bestemmia è stata così duramente punita nei secoli: non per difendere Dio, ma per proteggere il potere degli uomini che si dichiaravano suoi intermediari. Chi su questa terra ha poco da perdere, si sente umiliato e senza speranza, ha il diritto di prendersela con i poteri più forti. Lo può fare con le armi “democratiche” e civili, lo può fare con la violenza (tutte le rivoluzioni e le indipendenze lo hanno fatto e poi sono state mitizzate positivamente). Ma qual è il potere più forte, più in alto, il più inattaccabile? Dio. E allora giù a bestemmiare perché è l’unica arma possibile, anche per il fatto che, in migliaia di anni, nessun fulmine o poliziotto divino ha reagito, a differenza dei poteri umani di fronte alla ribellione.
“I Guardiani della Fede” – Affresco di Bartolomeo del Monte (1784) – Un gruppo di santoni dalle tuniche svolazzanti osserva il popolo dall’alto con espressioni di severità e giudizio. Lo sfondo celestiale e l’illuminazione sottolineano la distanza tra il potere religioso e la fragilità dell’uomo comune |
8 – La Bestemmia al VAR
E arriviamo al caso attuale di Lautaro Martinez, accusato di aver bestemmiato durante una partita. In un mondo dove il dibattito sulla bestemmia nel calcio si accende ogniqualvolta un giocatore o un addetto ai lavori viene ripreso mentre impreca. Ma cosa dire allora di quell’indegno spettacolo di riti scaramantico-religiosi a cui assistiamo ormai ad ogni partita? Atleti che entrano in campo facendo il segno della croce, rivolgendosi al cielo con occhi imploranti, inginocchiandosi per pregare dopo un gol o prima di un rigore, disegnando gesti propiziatori sulle proprie gambe o sul pallone
Cosa è più assurdo tra il chiedere un gol a Dio e il disperarsi per un errore o una sconfitta ritenuta ingiusta?
In realtà, il problema non è il regolamento sportivo, ma il condizionamento sociale che stabilisce cosa è accettabile e cosa no. Se accettiamo riti religiosi in campo, dobbiamo accettare anche gli sfoghi verbali. Altrimenti, l’unica vera regola equa sarebbe vietare qualsiasi riferimento al sacro, nel bene e nel male.
Perché queste manifestazioni pubbliche di fede vengono accettate senza discussione, mentre una bestemmia pronunciata in un momento di tensione agonistica diventa motivo di indagini, polemiche e richieste di squalifica? La disparità di trattamento è evidente: si può pregare pubblicamente per ottenere un vantaggio sportivo, ma non si può imprecare per aver subito un torto o un errore. Il problema non è tanto la bestemmia in sé, quanto il fatto che essa viene percepita come un atto di dissacrazione, mentre i riti religiosi vengono considerati normali, se non addirittura nobili.
Del resto, lo stadio non è una chiesa, ove, lì sì, nel privato, ciascuno può manifestare con la massima libertà di rito e di gestualità ogni sua fede, tendenza o aspirazione e pretendere al contempo che nessuno vi entri a irriderli o a bestemmiare il loro dio. Sapevo fin da piccolo che all’oratorio non si bestemmiava, ma, su un campo laico, mi bruciava l’espulsione di un compagno reo di aver imprecato dopo un’entrata dolorosa di un avversario: sul campo di gioco vanno punite le irregolarità che hanno effetto sul risultato, non le espressioni di pensiero!
Sempre del resto, nello stadio, e dallo stadio attraverso la TV, giungono slogan minacce e gesta ben più volgari e offensive a persone esistenti e comunità reali o inneggianti a regimi banditi per legge: tutta roba vomitevole, contro la quale qualcosa si è fatto, forse, solo recentemente.
Conclusione
La bestemmia, in tutte le sue forme, non è solo un’espressione volgare, ma un fenomeno culturale, psicologico e filosofico. Dal riflesso istintivo alla ribellione consapevole, essa si intreccia con la storia umana e con la tensione tra razionalità e dogma. Se ne può discutere con onestà intellettuale, senza ipocrisia e senza condanne preconfezionate.
Dopotutto, il rispetto non si impone con regole e sanzioni, ma con il confronto e la comprensione delle diverse prospettive.
Titolo: allusione letteraria a “L’Amore ai Tempi del Colera” di Gabriel García Márquez
Il 2° Comandamento Diventa Regola Sportiva… E gli Altri?
Se s’ha da fare, facciamolo, tanto ormai non è più tempo di Lumi! Applichiamo il “Decalogo” come preambolo del codice di disciplina sportiva! Se il secondo comandamento è assurto a regola sportiva, allora per par condicio dovremmo applicare anche gli altri nove comandamenti nel calcio. Il risultato? Uno scenario esilarante e surreale.
Se l’applicazione dei comandamenti nel calcio dovesse diventare realtà, il gioco cambierebbe radicalmente: non solo meno bestemmie, ma anche meno esultanze scenografiche, meno ipocrisie e, chissà, magari più onestà.
Ma siamo sicuri che sia davvero questo il problema principale del calcio? O è solo una questione di convenzioni sociali, ipocrisie e regole applicate a senso unico?