Si parva licet componere magnis
Quarto Oggiaro – Vialba.
La scheda comprende più campi denominati comunque ALDINI a seguito di vicissitudini varie, sia per la storia complessa e tribolata della ALDINI US, sia per le particolari variazioni intervenute relativamente ai suoi campi da gioco, sempre e comunque rigorosamente ubicati a Quarto Oggiaro – Vialba.
CI HANNO GIOCATO
ANNO | # Campo | CAMPO | Indirizzo | SQUADRA | LIVELLO |
1930 | 53 | ALDINI | Aldini 2 EO | ALDINI US | 6 |
1946 | 53 | ALDINI | Aldini 2 EO | ALDINI US | 6 |
1946 | 53 | ALDINI | Aldini 2 EO | LA CONQUISTA | 6 |
1932 | 53 | LORIS SOCRATE | Aldini 2 EO | GSF LORIS SOCRATE | 6 |
1946 | 98 | RENZO NOVELLI | Aldini 2 EO | RENZO NOVELLI | 6 |
1947 | 98 | RENZO NOVELLI | Aldini 2 EO | ALDINI US | 6 |
1947 | 98 | RENZO NOVELLI | Aldini 2 EO | RENZO NOVELLI | 6 |
1949 | 115 | NOVELLI CONQUISTA | Aldini 2 EO | ALDINI US | 6 |
1950 | 115 | NOVELLI CONQUISTA | Aldini 2 EO | NOVELLI CONQUISTA (POLISPORTIVA) | 6 |
1952 | 115 | NOVELLI CONQUISTA | Aldini 2 EO | NOVELLI CONQUISTA (POLISPORTIVA) | 5 |
1954 | 115 | NOVELLI CONQUISTA | Aldini 2 NS | ALDINI US | 6 |
1955 | 115 | NOVELLI CONQUISTA | Aldini 2 NS | ALDINI VIALBA | 6 |
1960 | 115 | NOVELLI CONQUISTA | Aldini 2 NS | ALDINI US | 6 |
1960 | 115 | NOVELLI CONQUISTA | Aldini 2 NS | BOYS LOMAZZO | 6 |
1961 | 115 | NOVELLI CONQUISTA | Aldini 2 NS | ALDINI US | 6 |
1961 | 115 | NOVELLI CONQUISTA | Aldini 2 NS | AMBROSIANA 1957 | 6 |
1961 | 115 | NOVELLI CONQUISTA | Aldini 2 NS | BOYS LOMAZZO | 6 |
1961 | 115 | NOVELLI CONQUISTA | Aldini 2 NS | NOVELLI CONQUISTA (POLISPORTIVA) | 6 |
1961 | 115 | NOVELLI CONQUISTA | Aldini 2 NS | RENZO NOVELLI | 6 |
1962 | 115 | NOVELLI CONQUISTA | Aldini 2 NS | ALDINI US | 6 |
1962 | 115 | NOVELLI CONQUISTA | Aldini 2 NS | AMBROSIANA 1957 | 6 |
1962 | 115 | NOVELLI CONQUISTA | Aldini 2 NS | BOYS LOMAZZO | 6 |
1962 | 115 | NOVELLI CONQUISTA | Aldini 2 NS | PRADERIO | 6 |
1962 | 115 | NOVELLI CONQUISTA | Aldini 2 NS | VIRTUS GIANNINI | 6 |
1964 | 115 | NOVELLI CONQUISTA | Aldini 2 NS | ALDINI US | 6 |
1964 | 115 | NOVELLI CONQUISTA | Aldini 2 NS | AMBROSIANA 1957 | 6 |
1968 | 172 | ALDINI VIALBA | Felice Orsini 78 | ALDINI US | 6 |
1970 | 172 | ALDINI VIALBA | Felice Orsini 78 | ALDINI CARABELLI LANFRANCHI | 6 |
1980 | 172 | ALDINI VIALBA | Felice Orsini 78 | ALDINI US UNES | 6 |
2003 | 193 | ALDINI BARIVIERA | Felice Orsini 78/84 | ALDINI BARIVIERA | 6 |
Ricordiamo che nell’elenco riportato sopra sono riportati tutti gli anni relativi a gare fino al 5° livello, mentre per il 6° solo gli anni di cui al momento è disponibile documentazione certa.
CRONOLOGIA PER IMMAGINI
Il primo campo risulterebbe attivo dal 1930 (vedi storia ALDINI US e LORIS SOCRATE), posizionato secondo l’asse ovest-est. Il campo è citato su MIlaninter del 31/12/1946 come “Renzo Novelli” (vedi sempre ALDINI US e LORIS SOCRATE). La qualità delle immagini dell’ortofoto del 1936 è scadente e non fornisce contributi utili. La prima immagine disponibile (ad alta definizione) è del 1950.
Il secondo campo appare per la prima volta nell’ortofoto del 1954 (Regione Lombardia – Portale della Valbrembana). Nel 1956 è tracciato sulla Mappa del Comune di MIlano ed è citato fino agli inizi degli anni Sessanta sui giornali, con le diverse denominazioni indicate nella tabella sopra riportata. Nlla mappa del Comune di MIlano del 1965 il campo non appare più. Il nuovo campo di via Felice Orsini sarà consegnato alla società solo nel 1967. Probabilmente l’Aldini ha nel frattempo giocato su campi di terzi, almeno fino a prova contraria.
“Dopo la guerra, con la fusione tra la Novelli e la Conquista, l´Aldini rinasce con ben 200 soci e una squadra di prima categoria. Giocava in “Draga“, dietro le case dell´ex Alfa Romeo, dove adesso sorge la chiesa…“
Un ex-giocatore dell’Aldini fornisce questa particolare testimonianza.
Draga era il nome della zona dove erano presenti numerose cave di estrazione del Gruppo Cabassi che rifornivano aggregati ai cantieri di mezza Milano.
Nella Mappa del 1956, proprio vicino al campo (o meglio, ai campi), è anche riportata “una Cascina Draga”, che oltre a costituire ulteriore tassello per la ricerca, testimonia anche il fatto che l’estrazione fosse abbastanza datata per poter dare il nome a una (nuova) cascina di Milano, categoria già in via di estinzione dall’inizio del ventesimo secolo.
Panoramica generale dei campi di Quarto Oggiaro – Vialba, dall’inizio ai giorni nostri
FUORI CAMPO
Brani tratti dal libro “UNA STORIA”, di Carlo Origgi
(…)
Ambrosina(*), nel pomeriggio, prima dell’apertura del negozio, andava nell’ortaia(**) situata alle spalle del vecchio cimitero di Quarto Oggiaro, costruito nell’anno 1621 sotto il governo spagnolo. Prima faceva una visita alla tomba del marito Carlo, toglieva qualche erbaccia e recitava una preghiera. Il pensiero allora correva lontano, a ritroso nel tempo, quando giovane sposa andava con Carlo nella bella casa di Cascina del Sole. Era il punto di partenza per lunghe passeggiate con il calesse sotto gli alberi delle groane, sino alla villa Castellazzo, fra i fontanili con le loro acque limpide e fresche.
Il cimitero si trovava in fondo alla via Aldini e vi si accedeva lasciando sulla destra la chiesa dei santi Nazaro e Celso, là dove la strada si restringeva molto, tra case, vecchi cortili e cascine. Il piccolo cimitero custodiva i morti della parrocchia, compresi i sacerdoti, tre quali non pochi spagnoli, gli unici rimasti a testimoniare il tempo della dominazione.
(…)
Nel 1870 iniziarono i lavori per la costruzione della tramvia cavalli Milano Saronno, inaugurata il 24 giugno 1877 e trasformata nel giro di un anno in tramvia a vapore. Il bisnonno Angelo era ancora un giovane di belle speranze. Egli aveva iniziato a lavorare con i cavalli e i marnòn per il trasporto dei materiali inerti, provenienti dalla cava di prestito La draga, ricavata da una grande appezzamento di terreno con annessa cascina.
(…)
I marnòn erano carri a due ruote alte a traino animale che consentivano il ribaltamento nel carico con una semplice manovra di sganciamento delle staffe che tenevano bloccato il cassone. Questo marchingegno evitava di dover scaricare con il badile materiali inerti.
(…)
Superata la crisi politica a seguito del delitto Matteotti, la presa del potere da parte dei fascisti fu definitiva e Mussolini rimase saldamente al governo. Come al solito c’erano gli approfittatori prepotenti che speravano di fare il bello e il brutto tempo a loro piacimento cercando di spaventare la gente con le spedizioni punitive alla caccia dei socialisti dei loro simpatizzanti.
La primavera del ‘25 fu turbolenta sotto l’aspetto sociale e il governo emanò norme severe in materia di ordine pubblico: erano proibiti gli assembramenti con più di tre persone, pena l’arresto. Angelo era di idee socialiste e un giorno, mentre passeggiava insieme con altri giovani, cantò bandiera rossa. La sera stessa viene a casa di nonna Ambrosina un gruppo di sei o sette individui scalmanati che le chiese dove fosse suo figlio maggiore. Angelo era appena tornato dal lavoro e si stava lavando nella camera del primo piano: sentì provenire dal basso le voci concitate di quelli che lo stavano cercando, si asciugò, si vestì in tutta fretta e scese la scala per andare in cucina. Ma incontrò il gruppo, comandato da una persona che lo conosceva molto bene, un certo Pierino, detto el magnan, lo stagnino, che, come lo vide si affrettò verso di lui per catturarlo.
Angelo aveva cominciato da un po’ di tempo a frequentare la palestra e a tirare di boxe. Non si impressionò, con quattro salti si mise con le spalle al muro punto e, come si avvicinò il primo, con un preciso diretto al mento lo stese a terra; la medesima sorte toccò al secondo. Un altro, armato di coltello e che cercava di colpirlo, ebbe il braccio spezzato. Ma il resto del gruppo era riuscito a colpirlo con i manganelli: lo picchiarono selvaggiamente e non si fermarono fino a quando non lo videro cadere a terra svenuto, pesto e sanguinante. Soddisfatti della bravata, raccolsero i loro tre bravacci malconci e se ne andarono. Nonna Ambrosina corse subito a soccorrerlo e, con l’aiuto di altre persone lo portarono in casa. Venne il medico, che lo curò: le botte erano tante, ma, per fortuna, non erano gravi.
Dopo una settimana era già tornato in circolazione e al lavoro. I suoi amici lo salutarono con rispetto per il coraggio che aveva avuto, anche se lui non si sentiva particolarmente orgoglioso. Aveva solo 19 anni appena compiuti, era già un uomo senza saperlo.
(…)
Al termine della via Aldini, in prossimità dell’antico cimiterino spagnolo, mio padre si fece il segno della croce. Lì riposava in pace suo padre Carlo. Sulla sinistra nella spianata della Draga, si vedevano i baraccamenti della DICAT, le piazzole delle batterie antiaeree con i teli di protezione sui cannoni. Poi ci avviammo sulla strada sterrata che portava alla cava Cabassi, a San Mamete, ad Affori e quindi fino a Niguarda, al nuovo ospedale maggiore. La giornata soleggiata invogliava a una lunga passeggiata in bicicletta che, con mio padre, costituiva un vero divertimento. Costeggiando la cava Cabassi vidi diversi gruppi di pescatori intenti a scrutare i loro galleggianti sull’acqua in attesa che i pesci abboccassero
(*) – Leggasi “Ambrusina”, in dialetto milanese.
(**) – Leggasi “urtaia”, in dialetto milanese “orto grande di città” (Dizionario Milanese – Italiano di Cletto Arrighi – Hoepli)
Cava e palazzoni: la Draga ha finito il lavoro!
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